Oggi, a mente un pò più leggera, con un cd di Einaudi sotto son stato preso un pò dai ricordi..e per paura di perderli in qualche maniera li trascrivo..
un breve specchietto..
concerto-svolta?!ma quanti ne aveva gia visto di concerti svolta?quello che glieli ha fatti piacere, quello dove si era incantato, quelli dove ogni volta ricordava e ricordava e ricordava..non c’era al dievel e stavolta neanche una lacrima, e ha pensato solo una volta al passato..ma a un passato recente, al 3 marzo e a come si sentiva davvero bene, sereno, a casa..stavolta ha pensato e cantato al futuro, più vedeva quel palco più pensava che potrebbero essere davvero pochi mesi, pochissimi..ha fatto un concerto sorridendo a ogni canzone, anche a quelle pessime.."chissa quali rifarnno fra pochi mesi"..e lo stesso nelle chiacchierate con chi gli diceva " dai che andiamo in curva a combattere i fgrifoni"..
il futuro?
chissà..

cosa stava facendo il 19 luglio 1985..e il 19 luglio 2005 cosa stava facendo?non se lo ricorda..che impressione ha avuto, due giorni bellissimi ma è andato via con un magone e un groppo in gola enorme..
Stava(TN) 19 uglio 1985..gli era sconosciuta sino a ieri, fors eper distrazioe, forse perchè inutile parlare nei giornali di una strage che rimane quasi impunita, " a vino e tarallucci" da buoni italiani..non sa cosa si prova ad andare a Auschwitz..o a Piazza Fontana..o sul cippo di Ustica..sa cosa vuol dire troarsi in piazza a Buggerru fra le statue dei minatori uccisi..conosce la tristezza che può lasciar dietro Fossoli..e ora sa pure di Stava, un altro Vajont..ma il Vajont era una montagna di 250 milioi di metri cubi caduta in lago artificale, frse un pòò più casuale..Stava no, Stava erano due bacini, due castelli di sabbia alti 54 metri che dentro contenevano 300 mila metri cubi di fanghi residui della flottazione della fluorite..deel fango dentro a un castello di sabbia..permessi illegali, verifiche superficiali e messe a tacere anche quando nel 74 u ingegnere si stupì del fatto che quei bacini non fossero ancora crollati…
e la gente lo sapeva, lo diceva, ma capirai..Stava, un paesino di ppoche anime, chesi riempiva nella stagione turistica come la vicina Tesero, del quale era frazione…un pò di albergi, il ponte sul Rio Stava, le case, dei masi..e sopra la mineira di fluorite che avrebbe dato lavoro..
il 19 luglio 1985 i castelli di sabbia crollarono e 300 mila metri cubi di fango llimacccioso si portarono dietro più di 250 cuori, a una velocità di 90 km all’ora..il fiume di fango percorsee oltre 4 km infrangendosi nei ponti di tesero..alberghi rasi al suolo..alberi spazzat via come fieno dalla sola forze d’urto chee precedeva l’onda nera..la gente stava mangiando a quell’ora..qualcuno era a finnghi in alto e si salvo..morirono anche 4 ragazzi di samassi e poi emiliani, romagnoli, veeneti, austriaci, toscan..oltre agli lbitanti del luogo..
un paese distrutto
oggi stava è un paese nuovo, le case son bellissime, lunga la via per andare all’alppe di pampeago..un signore l’altroieri stava curando i gerani e il giardino, si son fermati a chiacchierare un pò con suo zio..la gente da queste parti è amicheevole e non disdegna mai un sorriso..ma gli occhi grigi avevano l’aria di chi ha visto la propria vita andarsene..
furono condannati per omicidio colposo, giuridicamente un omcidio di cui si ha una responsabilità "leggera", un omicidio non voluto..ma quando le verifiche sugli arrgini dei bacini furono insabbiate, quanto può essere stato non voluto come atto?
la gente lo sapeva e lo ddiceva..la gente era insicura della ddiga sul vajont e lo diceva e a gente sapeva anche che gli aerei faceevao sttrane acrrobazie sulla via del cermis…stragi tuttora impunite..voci che si son perse nell’aria e nel fango
è uno specchio semi-personale..si è dato del coglione pperchè di questa vicendda non sapeva nulla
ora ne sa un pò di più
per il resto sta dove deve stare, e cioè a casa sua

www.stava1985.it

le moulin.strada di notte.fari di auto.la linea bianca a destra che scorre.lo sguardo in avanti.
la rue des cascades.qualcosa di veloce.di improvviso e sfuocato.una litigata.una porta che sbatte a Brest.una casa rosa. i le porte e le finestre bordate di bianco.un vaso vicino,uno stradello in salita verso una collina.una gonna leggera e volante.un gatto che cammina e segue.una fotografia color seppia di una scogliera.un treno fra le nuvole.il fumo del treno fra le nuvole.le nuvole fra il fumo del treno.una foglia che cade.l’ultima.
monochrome.un tavolo.una macchina da scrivere sopra.un quadro dietro.un lampione nel quadro acceso.l’omino che cerca di spegnerlo.le mani su un piano.una platea vuota con luci rosse.i drappi rossi alle uscite.leluci che si spengono.lo schermo che si illumina.film vecchio.le immagini a scatti quasi.una ragazza seduta a un lato.sotto il telo.
J’y suis jamais allè
una bicicletta capovolta.le ruote che girano.il ruimore della catena.una strada di ciottoli.un dolce.
close cover.un bicchiere.forse due.un amaro.un cordiale.un tappeto.il fuoco.una coperta a quadri.un maglione.un riflesso su un lato del camno dalla finestra.l’ombra della luna forse.
l’absente.un no.il nulla.un urlo.una mano che si tende.ma sfugge.i clown.un arlecchino e un pierrot che scherzano.una pista da circo deserta.un solo riflettore.e maschere che compauiono e scompaiono nel fascio di luce.una bambina siede sul bordo pista.un battito di mani.
l’après midi.la finestra piccola.un pò più alta delle altre.la pioggia.batte.tic tic tic.le gocce scendono dal vetro.il vento.le gocce come lacrime.
struggle for pleasure.è seduto.aspetta.non sa cosa.e non sa chi.sta sulle dune.il cielo è nuvoloso.grigio.pesante.il mare mosso.conosce quel posto.si chiude in un vecchio cappotto.e beve qualcosa di caldo.è in piedi da solo.si gode le sue dune.grigie ora che è nuvoloso.il omnte dietro lo sorveglia.lo ripara dalle nuvole che lo avvolgono.il faro.molto lontano.gli occhi chiusi, non sa dove.un iano forte sulla spiaggia.le gambe fra la schiuma.i capelli bagnati davanti agli occhi.il repsiro prima di un salto.le orecchie che si riempiono di cascate di note.una mano prendo il suo braccio.si gira.
la noyee.piazza grande.la signora buona.il caffe.gira a braccia a perte nella piazza.sale sul campanile.scende nella cripta.le strade corte e sottili.rosso modena e giallo modena.ride.sorride.sorride alla gente.corre fra le vie.si appoggia a una colonna.grandangolo sulla piazza.fumo
les jours tristes.altre sradine.ma altra città.le copre proprio sotto la pioggia.angoli senza gente.la città diversa.preferisce il pezzo cantato.ogni tanto guarda.è bella, pensa.ma non lo sa.si guarda dentro e non lo sa.


"alta pressione" Ludovico einaudi.
tornava li, dove spesso ha lasciato un ricordo,una frase, un pezzo di anima a volte, a volte sempicemente qualche neurone messo fuori posto. aveva ritrovato il posto come un vecchio libro dimenticato su una scrivania, di quelli dove bisogna soffiarci sopra per leggere il titolo. E aveva aperto. le pagine erano un pò piu gialle di tempi addietro e forse aveva saltato qualche pagina. stavolta era sulla pagina e sulla sera giusta. Vorrebbe a volte riusire a trasmettere quello che le note di questo pianoforte trasmettono a lui. Riuscire a spiegare figurativamente quello che "vede" quando lo ascolta.o quello che vedrà.forse.
Son paure diverse stavolte.mai proate o forse dimenticate. Di quelle della Prima Volta di tante cose..e della Seconda di qualche altra.[le Onde.Ludovico Eiunaudi]. si sentiva piu tranquillo.Un tetto ce l’avrebbe avuto..bisona cercarne ora uno ce non avesse le tegole d’oro..uno di quei tetti dove magari enlle notti d’estate si intravedono le stelle…e di quelli dove ci piove dentro i invernoi, ma era piu tranquillo. Era piu tranquillo anche in quello che andava a fare,perchè sommerso da mille in bocca al lupo. laesta frse stavolta si era ermata davvero su un punto fisso.sempre lo stesso da tanti anni, ma ora fors eun pò piu grande e vicino.Se camminava si ricordava di tutte le volte che ci era passato, di tutte le vote che era andato a prenderLa, delle volte che si erano dovuti fermare in acchina dopo qualche uscita e bevuta di troppo. Delle volte che andava avanti indetro tra la casa e la facoltà.delle volte che l’aveva girata cosi..tanto per girarla. delle volte che si era seduto daanti al porto e vedeva le navi partire..tante..troppe fino ad un certo punto. delle volte che sentiva l’odore dei silos se soffiava maestrale. camminava e sentiva quelle Vie ora sempre piu vicnie ma nello stesos tempo più lontane. e sempre lo stesso pensiero ogni tanto gli venva in mente"chissà…magari è l’ultima volta che ci metto piede i questo angolo di mondo.[fuori dalla notte.ludovico einaudi]. un cambiamento?forse..Sicuramente c’è un qualcosa di fondamentakle e decisivo nei suoi prossimi mesi. era in ua panchina..aspettava il bus…l’8 agari..chiude gli occhi..e la città cambia. cambiano i colori.gli odori.i suoi.i dialetti.l’essenza forse della vita stessa per come l’ha sempre intesa e voluta intendere.[moto perpetuo.udovico einaudi]. Sa di essere attaccato all’isola in maniera viscerale..forse non piu tanto alle persone ma alla terra..ma sa anche che non è di nessuno, di nessuna terra..che niente gli appartiene se non i propri pensieri e le proprie figure che ogni istante gli si formano in testa.che è solo lui che può decidere di come sarnno i prossimi giorni, i prossimi mesi.le prossime vite che andrà a vivere.
ma a chi vuole darla a bere…la vede come un paesaggio attraverso una pinta di scura..attenuata..scura ma calda..e accogliente.
Ha lottato..ha bestemmiato..ha pianto..era la vita soltanto.e sarà soltanto la Vita

ecco…questi…

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