Fra i tanti difetti di questa penisola c'è quello che riguarda la memoria storica del Paese. L'italiano medio conosce poco della storia del proprio popolo, se tale bisogna definirlo. Ha qualche ricordo dalle elementari, quando si studiavano a memoria i 7 Re di Roma. Se va bene si ricorda l'anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente, qualcosa su Carlo Magno, salto carpiato verso Napoleone, la faccia di Cavour e gli Americani che sbarcano ad Anzio. Qualche sprazzo. Nessun approfondimento di causa-effetto del susseguirsi degli eventi, nessun interesse nell'imparare qualcosa dai numerosi errori che questo Stato ha fatto.

Le generazioni contemporanee riescono addirittura a far peggio. Io mi ricordo della mia povera nonna che, sebbene superati i 65 anni, si ricordava a memoria le poesie studiate a scuola, i due triumvirati, la data dell'entrata in guerra nel Primo Conflitto. Terza elementare. Se proponessi, come ogni tanto le Iene si divertono a fare senza minimamente sottolineare la gravità della cosa, le stesse domande a uno qualsiasi dei nostri "onorevoli" cosa potrei ottenere?

Un esempio lo fornisce il solito senatore sabaudo, lo Smemorato di Moncalieri, meno noto di quello di Collegno, ma mai domo nella continua offesa verso chi non lo spalleggia, siano essi suoi colleghi di partito, professori universitari, filosofi, semplici cittadini del tutto in diritto di poter esprimere la propria opinione, e, a sua Signoria piacendo, anche di mandare a fare in culo il politichetto di turno. Fino a prova contraria un cittadino è al di sopra del suo rappresentante, o quanto meno alla pari. Regge poco la giustificazione di poter offendere chi gli pare in quanto parla da cittadino e non da Senatore. Al momento della nomina si riveste a tutti gli effetti un ruolo pubblico ed ogni parola risulta perciò essere pesata in tal senso.

Vedendo in crisi la sua unica ragione di vita, ovvero la più grande opera inutile mai pensata in Italia, sta avendo in questi tempi la bella idea di dare del "mafioso" o del "fascista" , o l'unione dei due, al movimento Notav e ai suoi appartenenti. E' la classica reazione dell'Italiano che si trova in difficoltà nel dimostrare le proprie ragioni quando è palesemente in torto marcio. Ormai si dà del "mafioso" o del "fascista", con molta arroganza,ma anche con molta leggerezza, ignorando significato e storia dei termini in questione. Sono purtroppo diventati due termini "jolly" e consueti della vita di questo paese, e come tanti altri concetti vengono usato totalmente a caso.

Tralascio la paraculaggine con cui ogni tanto inserisce le classiche scuse e distinguo, "Si, ma una parte dei Notav", oppure quando accusa direttamente qualche esponente che mette la faccia magari in un intervista, magari in un video, magari in un articolo. Sono comportamenti abbastanza fuori luogo da parte di un Senatore, seppur indici di una indole sabaudo-cafonal.

Tuttavia mi pare giusto ricordare qualcosa riguardo "mafia" e "fascismo", giusto le basi. A prima vista sembrano sfuggirgli, pertanto un piccolo memorandum potrebbe anche essergli utile.

Mafia.

Gli uomini d'onore sono votati all'omertà e agli affari in combutta con qualche politico. Da sempre. Senza esclusioni. Credo sia bene considerare il fatto che il partito del sedicente senatore della Repubblica, oltre a farsi erroneamente definire "Democratico", è quello che espelle senza possibilità di appello i propri iscritti nel caso non si dovessero allineare alle proposte del Partito.Ci si chiede dove sia la democrazia allora, dato che in nessun esercizio di democrazia si viene sbattuti fuori se non la si pensa come il capo. Si chiama omertà. In quel partito come in tutti gli altri. Si chiama dittatura. Per non parlare del fatto che, da veri uomini d'onore, questi uomini piccoli piccoli cercano sotterfugi e scappatoie per far passare i loro "piani". Accordi di palazzo, veline della questure, collaborazione diretta con giornalisti asserviti alla causa del partito, appalti alle proprie aziende. Cos'è questa se non una "Cupola", una "famigghia"?

Ma esempio ancora più chiaro, e che non lascia assolutamente spazio a interpretazioni, è quello di Peppino Impastato di cui bisogna ricordare fra le tanti azioni di Lotta anche l'opposizione e la resistenza nei confronti della costruzione della Grande Opera di quel periodo in Sicilia, la terza pista dell'aeroporto di Palermo. Occupazione, resistenza passiva, resistenza attiva, picchetti, blocco dei mezzi, blocco all'accesso ai cantieri. Stessi metodi di repressione, stessi metodi di resistenza. Giusto per chiarire che chi difende il proprio territorio, e indirettamente quello di un'intera nazione, lo fa perchè crede in un ideale di libertà e di giustizia, non perchè mosso da chissà quale lobby. L'unica, lampante, connivenza fra politica, denaro e mafia è quella che si occupa dal dopoguerra ad oggi di cementificare l'Italia con le Grandi Opere, da sempre "necessarie", "strategiche" e "volute dal popolo", ma sulle quali nessun cittadino ha mai deciso e assolutamente tutte dannose e poco convenienti, contrariamente a quando sbandierato nei progetti iniziali.

Mi pare quindi una cagata pazzesca(alla Kotiomkin) associare il movimento al termine mafioso e ci penserei due volte prima di dare del mafioso con arroganza e leggerezza a qualche cittadino. Ma non tanto per il movimento che a differenza di questo ometto sa benissimo difendersi da solo. Semplicemente per il rispetto delle lotte e del sacrificio di Impastato o di Placido Rizzotto. Gli eviterebbe anche una figura di merda colossale.

Fascismo.

Definire "fascista" un movimento pluri-culturale che ha come trait d'union proprio l'antifascismo, nel territorio che ha visto la lotta partigiana e che vedeva i tedeschi chiamare "Banditen", terroristi, i combattenti della valle, è l'ennesima dimostrazione della totale malafede di questo personaggio. O della sua sconfinata ignoranza. In entrambi i casi credo che un Senatore della Repubblica dovrebbe avere ben chiaro certi concetti prima di appoggiare le chiappe sui comodi scranni di Roma.

Se si prende il discorso di Mussolini durante l'insediamento come Primo Ministro è possibile notare quel retrogusto di "Io sono io e voi non siete un cazzo" rivolto al resto del Parlamento. Ma è possibile anche notare come molte frasi di quel discorso siano ormai di prassi nel politichese della nostra classe dirigente e si iniziano a sentire anche in quel partito che si vanta di essere democratico, esponente più, esponente meno. Si tratta dei concetti di legalità e di libertà, rivisti e associati all'azione di forza dello Stato.  E non credo serva andare oltre visto quello che è successo in quei 20 anni.

Infine non è possibile non notare come questo personaggio sia affetto ormai da Sindrome di Salò. E' talmente poco attinente con gli ideali della sinistra che gioca di sponda con i giornali della famiglia Sallusti o di Amicone, ben orgoglioso di diffondere le sue sagge parole per la Rete. Commenta articoli che di obiettivo hanno solamente quello della macchina fotografica con cui è stata fatta l'eventuale foto e va a braccetto con Matteo Borghi, "giornalista" dell'Intraprendente, giornale esempio della faziosità della destra, il quale viene detto che faccia delle "lucide analisi" sul TAV. Sarebbe poi lo stesso giornalista che dà del Goebbels al sindaco di Formigine. Lucido lucido proprio non mi sembra.

E' la stesso rapporto che c'era fra RSI e SS. Il gaglioffo dimentica e sputa sui partigiani caduti contro chi voleva vendere alle SS i propri concittadini.

E si tranquillizzi e si metta l'animo in pace. Se aprisse un attimo un libro di storia vedrebbe decine di casi di popoli vessati che si sono costituiti in movimenti e hanno combattuto chi li opprimeva. In tutto il mondo, in tutti i secoli. Ciò che la Storia dovrebbe insegnare alla classe politica è che se si esercita un rapporto di forza, annientando le esigenze e la volontà del cittadino, il cittadino,molto semplicemente, si incazza. 

Questo era giusto per chiare l'attinenza e il contesto dei termini. Capisco che la verità sia dura da raccontare soprattutto perchè non è quella paventata dal senatore il quale continuerà ogni giorno a cercare di far passare una verità tutta sua, tuttavia sarebbe quanto meno necessario che egli conoscesse il vero significato delle parole e non ne faccia un uso totalmente casuale. Che salvi almeno la sua apparenza.

2 Replies to “Lo smemorato di Moncalieri”

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