Mezzanotte è sempre stata l'ora migliore per scrivere qualcosa. A meno di non dover fare una trasferta a Trento l'indomani mattina, ma questi sono altri problemi e discorsi. O forse no.

Ho riletto qua e là le pagine del blog. Fra mille riaperture, fra i tanti pensieri c'era questo, direi del 2011. E simile a quel post, tanti altri. A volte meno espliciti, a volte più espliciti. Cosa indicano? Che quel mio non riuscire mai a decidere un qualcosa senza prima aver ponderato su mille eventualità mi sta drenando di ogni forza. Mentale sicuramente, forse anche fisica. E quando si arriva a questo punto forse bisogna davvero fermarsi un attimo a riflettere e dire: "ne vale davvero la pena?". Non è così scontata la risposta, inutile ricordarsi degli obblighi materiali nei confronti di una casa, una macchina. Ma è davvero solo per quello ormai che lo sto facendo. Perchè oltre ad essermi alquanto rotto, oltre a dover sparar mortaretti per un'attimo di attenzione,oltre a masticare e ingoiare fiele con diretti collaboratori o clienti della peggior specie, peggioro addirittura professionalmente. E questo no, non lo posso e non lo devo permettere. Ho studiato, inconsapevolmente, per cercare di diventare una certa figura. Fare altro proprio no. Ergo urge una soluzione.

Urge una soluzione anche perchè io oggi DOVEVO ESSERE da un'altra parte. In un'altra città, in un'altra piazza. Quella piazza. A ricordare un ragazzo che sentiva talmente tanto le ingiustizie e le disuguaglianze dentro di se da mettersi in gioco sino alla fine.Forse inconsapevole in quegli attimi, ma ha avuto cuore. E questo è quello che sempre e solo conterà. Amici, conoscenti, persone come lui oggi si sono incontrate o re-incontrate in quella piazza dopo 14 anni. Per dedicargli una canzone, un abbraccio, una lacrima o una risata. Immagino la gioia della piccola Erika quando ha visto il suo gruppo preferito salire sul palco e fargli la sua canzone preferita. Dovevo essere là perchè devo anche lui la persona che sono diventato. Quella che viaggia, che scopre, che contesta, che obietta, che riflette e prova a far riflettere. Da nichilista sono passato ad appassionarmi a mille argomenti perchè un ragazzo poco più grande di me è stato ammazzato per le sue idee, e questo a 19 anni di cambia. 

Il non essere stato lì, come invece fatto per tanti altri anni è una colpa per me. E "i casini al lavoro" non sono e non possono essere una giustificazione. Devono farmi ricordare, anzi…devono spronarmi e obbligarmi a capire che il mio destino, il mio futuro non è più dentro quelle 4 calde mura di Soliera. Dentro a una ditta che da familiare sta scoprendo le gioie del Job acts e del demansionamento. Se prima almeno c'era la scusa che era una realtà diversa dalle altre ora non più. E questo sarebbe dovuto essere un motivo ulteriore per spingermi ad andare a Genova. Non un motivo in più per restare in ufficio a prendere solamente del nervoso. E sperare di chiudere bene è un'utopia, è palese che non sarà così, per quanto ci voglia sperare e continuare a credere. La soluzione è probabilmente una sola: una raccomandata. E fine. Perchè, devo continuare a ripetermelo, non ne vale davvero la pena. Solo così quei "piani quinquiennali" del vecchio posto potranno realizzarsi almeno in parte. Lo devo a me, ai miei amici, ai miei parenti e si, anche a Lei.

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