Il canale Saint Martin preso dall'incrocio con Rue Bichat

 

Qualche anno fa, direi del 2012, presi una stanza all'hotel Luna Parc, una bettola al numero 2 di Rue Jacquard a Parigi. Una bella bettola, economica, fatiscente,suggestiva. Mi sembrava un posto perfetto. Un kebabbaro per una cena veloce, una semi-giapponese per il pranzo. Belleville e il Saint Martin a due passi. Delle varie utopie la Francia e Parigi rimangono sempre al primo posto. L'idea, nata da vecchie fotografie, dalla musica e dal cinema, di vivere oltralpe è sempre presente. Parigi è quella di Rue des Trois Freres della signorina con il caschetto, ma è anche l'insieme delle Banlieue di La Heine. E' il muro dei federati ed è la Closerie des Lilas di Montparnasse.

Girai a piedi quelle notti, per vie, vicoli e traverse. Non tornavo prima delle 2. Mi pare fosse novembre. Un freddo cane e nessuno in giro. Mi sembrava il paradiso. Prima sui ponti del canale, poi il dedalo attorno al museo Picasso. Place de la Bastille e alla fine come punto di riferimento Place Republique. La mattina c'è sempre il mercato, come in quasi ogni via di Parigi o della Francia. Andavo a far colazione fra un odore di pollo arrosto e di formaggi, e la cosa non mi dispiaceva affatto. Ti devi immergere, devi guardare, osservare, parlare, assaggiare. Non è una zona molto turistica, quasi per nulla. Le folle fanno il giro solito: Tour, Louvre, Palais Royal, Montmartre. Chi sta di più visita quanti più musei possibile  o gli angoli più caratteristici e più decentrati. Ma questo piccolo quartiere non lo è. Rue Jacquard è al Foliè Mericourt, quartiere normalissimo al confine con il Marais. Ti fermi proprio in Place de la Republique di solito e poi vai diretto sopra il Saint Martin o altrimenti alla Bastiglia. Chi vuole andare a Belleville o al Pere Lachaise usa la metro, 3 fermate e si arriva. Ci sono solo dei negozi, condomini,  fiorai, edicole e la solita fretta dei parigini. Che avranno poi sempre da correre? Ho sempre pensato che siano i primi a godersi poco la loro città, fatta eccezione per alcuni tranquillissimi quartieri come la Butte aux Cailles. So bene che Parigi è decisamente lontana dall'idea romantica che ho da anni in testa, però continuo a farmi queste domande sul senso e sul modo di vivere in questa città.

Rue Jacquard sbuca in Rue Oberkampf, Parmentier è la fermata di metrò più vicina. Quando arrivi sei disorientato, non si vedono nè la Tour nè la collina di Montmartre, e nemmeno la Senna. Non hai punti di riferimenti quindo, se non sei del posto, la mappa la devi tirare fuori per davvero, ed è lì che ti senti veramente straniero. Tra Rue Oberkampf e Rue de Foliè Mericourt c'è una serie infinita di locali. Bar, pub, bistrò, piccole sale per concerti. Tanti sono improntati sulla musica. per non parlare di quelli su Place du Bataclan e sulle vie dei teatri. La piazza la riconosci, un'enorme piazza alberata, storta, con chioschetti e panchine e l'immancabile fontana Wallace. Forse è uno dei pochi punti di riferimento e sicuramente un posto che ben ti accoglie dopo una camminata.

Ieri, 13 novembre, quel quartiere è stato sconvolto da una serie di attentati. Ero stanco ieri, non ho letto nulla. Sono lontano e sono in un'altra nazione dove la narrazione di quanto è successo ha preso la solita piega ridicola. Il Bataclan, Rue Bichat. Decine di morti, altrettanti i feriti.

Le domande sono le solite: Perchè? Come ci si è arrivati? Come si risolve? L'idea rimane sempre quella. L'abbattimento di confini, barriere e frontiere. Solidarietà e condivisione, o semplicemente buon senso. Siamo una specie animale alla fine, o ci si da una mano o ci si "mangia" a vicenda, e tra le due la seconda è decisamente fallimentare. In media in Siria muoiono quasi 300 persone alla settimana, per colpa delle bombe occidentali. Ci sconvolge? No.

Ma se pesti la coda ad un gatto è probabile che il gatto ti graffi. E' la verità? Per quanto mi riguarda sì, senza alcun dubbio.E' il principio di causa-effetto.

E' giusto che delle persone vengano barbaramente uccise come risposta a quelle bombe? No. No punto e basta. Senza nessuna riflessione attorno.

Una cosa accomuna quelle bombe e quei kalashnikov. Chi muore sotto i loro colpi non lo sceglie, lo fa da totale innocente. Le colpe stanno sempre in alto, nella politica internazionale, nella narrazione giornalistica, nelle caste di potere religiose. Creano mostri, le persone hanno paura dei mostri. Si chiamano "infedeli", "invasori", "extracomunitari", "zingari", "musulmani". Insegnano a odiarli e a distruggerli.

Ma si tratta di persone, Di uomini, donne e famiglie.

E' Tutto lì.

Senza una visione comune, senza una visione solidale, senza la convinzione di essere parte di un qualcosa di estremamente più grande rispetto ai miseri concetti di di Stato, di Religione, di Tradizione non andremo mai da nessuna parte. E le bombe in Siria, gli aerei che esplodono in Egitto, le stragi contro i Palestinesi e le fucilate a Parigi saranno merce da talk show. 


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