Agendine, taccuini, moleskine..ogni tanto il brutto vizio di portarmeli dietro rimane, specie nei viaggi. E, sempre ogni tanto, li tiro fuori per buttarci dentro qualche pensiero. Ho ritrovato quelli islandesi.


Reykjavik – Lebowsky Bar


3 anni ad inseguire quest’isola, l’Islanda. Forse l’occhio è più grande della pancia, a volte. Forse sono il tipo da Francia, da Bretagna, paesi mediterranei. I paesi scandinavi mi attirano, ma solo per un fascino “fotografico”. Forse ho poco da spartire.


Avevo qualche dubbio i giorni scorsi. Tra la stanchezza e l’insoddisfazione generale. Forse avevo solo voglia di rimanere a casa a riposare, a vedere la Virgi che mi sta letteralmente fottendo la testa. Per quanto desiderassi l’Islanda mi stava passando la voglia. Così lontana, così solitaria, in un momento dove non sono in forma. Quasi fosse paura di qualcosa di peggio. Ma un bel weekend mi aveva rimesso insieme sesto, ridato fiducia e voglia di qualsiasi esperienza. Viaggiare è una delle più belle cose che ancora si possono fare liberamente.


Ma si dai, è solo un viaggio.


Non credo nel destino ma credo nei presagi.


Qualcosa continuava a non convincermi. E infatti il giorno della partenza iniziano i problemi. Volo in ritardo, bestemmie, spostamenti, nuovi biglietti, salassi monetari, aspettare sino a mezzanotte per prendere un dannato aereo. Il nervoso sale e rimane. La cosa bella di un viaggio è che si arriva e si dimentica qualsiasi cosa.


Oggi, il giorno dopo, non ci riesco. Complice il fatto di essermi scordato nella bolgia la carta di credito e che quindi non so se riuscirò a prendere la macchina che ho noleggiato e continuare materialmente il viaggio. Gli amici, i parenti, la Virgi, la Chiara mi supportano. Ma forse alle volte non è proprio il momento di un viaggio. Forse, a volte, è il momento di stare piantati e capire cosa fare.


Perché tanto sti viaggio sono solo delle fughe.


Reykjavik – Babalu Bar


Ho intravisto il locale ieri e l’ho subito riconosciuto. Il colpo di grazia per il viaggio in Islanda è arrivato da un video, Carnet de Voyage, di una pittrice francese. Ora mi rendo conto che era molto costruito, ma l’atmosfera mi è rimasta dentro.


Di ritorno dalla fredda giornata di oggi mi ci sono fermato per una zuppa di pomodoro e del pane tostato. E per drogarmi di buona musica. Forse ho fatto pace con me stesso e con questi luoghi. Ha piovuto quasi costantemente oggi, la solita pioggerella Irlanda Style. Ma ho iniziato a girare per i posti che mi ero prefissato. Oddio, sono ancora parecchio legato ai viaggi con l’autobus, una dimensione un po’ nuova per me. Però ho saltato dalla placca euroasiatica a quella americana, sono stato in un lago 100m sotto il livello del mare, ho visito l’antico parlamento islandese. Ho preso un geyser in faccia. Iniziamo proprio ad esserci.


Pensieri italiani hanno continuato a tormentarmi anche oggi. Forse dovrei davvero pensare di mollarli. Nervoso e nessuna soddisfazione. Nessuno è fatto per sopportare tutto ciò. Nel frattempo nel locale passano:


Edit Piaf
Vivaldi
Django Reinhardt
Jeff Buckley


E i vicini discutono di quale sia il personaggio migliore in Friends.


Iniziamo ad esserci

Stikkysholmur – 19/06

E’ mezzanotte ma il sole è ancora parecchio alto. Strana sensazione. Gli occhi si chiudono e i piedi sono belli gonfi. Solo con la macchina ho fatto 600km in 12 ore, pause ogni 5 minuti. Troppe cose da vedere.

Ricapitoliamo.

L’ultima giornata a Reykjavik mi ha visto turista tipico e viaggiatore atipico. Su e giù da un autobus in fretta e furia in una giornata della quale non sono stato padrone di nulla. Se il piano era stare in città per riposare ho fallito alla grande. Grandi dormite, ottime mangiate e qualche chiacchierata.

La prima con Bob, il canadese. Sembra Saul di. Ocean’s Eleven. un signore di 70 anni dalla vita incredibile, che mi insegna, uno fra tanti, quali sono le cose importanti della vita. Continuo a non dare retta a queste persone e non capisco perché. Loro capiscono tutto di me al primo sguardo, forse si palesa in faccia l’insoddisfazione. Chiacchierata piacevole, nel mio malfermo inglese, anche con Olim e Anja, finlandesi appena arrivati. La dimensione dell’ostello vuole che chi è lì da un paio di giorni faccia da guida e padre putativo a quelli che sono appena arrivati.

Di giorno ho visitato Via, dalle spiagge nere, e altri posti ovviamente meravigliosi. Le giornate iniziano ad ingranare davvero. Cascate, musei, spiagge. E sole finalmente. Non lo credevo dall’Italia.

Mi addormento stanco, con qualche pensiero a chi sta in Italia, sperando almeno in sogno di vederla.

E’ il giorno X. La perdita della carta di credito potrebbe pesare ancora tanto nel viaggio. Del tipo che non potrei più ritirare la macchina. Se penso che l’ho fatta solamente per questo motivo..

Vabbè, vado in agenzia e chiedo venga presa in garanzia una carta di debito vecchia. Funziona! Ingrano e ora decido io dove andare.

Erano i primi 3 giorni in Islanda nel 2015, un viaggio davvero dalle mille avventure. Dubbi, pensieri sgrammaticati e buttati lì. Dopo quei giorni non scrissi più nulla. Mi capita spesso durante il viaggio, parto con l’intenzione di tenere un diario di pensieri e dopo due giorni lo mollo, completamente assuefatto dal viaggio che non c’è ormai più bisogno di tenere una traccia scritta. Non rappresenterebbe adeguatamente il sentire in quel momento. Ed è giusto così.

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