L’autunno in Appennino significa castagne, funghi e tartufi. Attività “ludiche” più che nobili alle quali si può accompagnare qualche esplorazione di segni di umanità abbandonata.

Immaginate questa ad esempio.

Appennino modenese.

Dintorni di Serramazzoni: San Dalmazio, Pompeano, Monfestino.

Da Serramazzoni risalita verso Pompeano. Pompeano è uno di quei tanti borghi in Appenino arroccati su una rupe. In epoca longobarda era un contado sotto i signori di Gombola. Quando si dice arrecato si dice la verità, la rupe su cui sorge il castello principale di epoca medievale è in realtà spaccata al suo interno da una grotta profonda 30 metri e visitabile solo con il personale del CAI. La visita al castello è breve e fattibile con l’accompagnamento del personale locale. L’Antica Trattoria dei Cacciatori vi accoglierà per il pranzo. Tortellini in brodo, cacciagione, tigelle e salumi. Tutto innaffiato da del buon lambrusco. E’ bello sperimentare viaggi e cucine lontane, ma è altrettanto bello ritornare a casa e riassaporare il cibo dei nostri nonni. E’ nei dintorni di Pompeano che bisogna approfittare delle ultime giornate calde per andare alla ricerca di qualche fungo o di qualche castagna.

Come innumerevoli altri posti in Appennino, Pompeano ha vissuto la sua strage nazi-fascista. Si era in piena Repubblica di Montefiorino. Durante un rastrellamento i tedeschi catturano Pio Forattini e Alfredo Frigieri. La fucilazione è immediata. Era il 26 agosto del 1944. Al centro del borgo una lapida ricorda poi Amelio Tassoni, che resse l’assedio degli invasori per giorni.

Ridiscendendo verso la valle si passa per Monfestino e per la sua colonia abbandonata. Costruita in epoca fascista è a ridosso del paese, nascosta dalla vegetazione ormai non curata. Entrare è facile. Vuota, qualche bagno in comune da riscoprire, alcune stanze con vecchie borse e cartacce, la vecchia sala elettrica e la vista sul tramonto in valle. Sulle pareti qualche dipinto per i bambini, vecchi cartoni della Disney o scene della colonia: i giochi, il pranzo, i dormitori. Sono di Mario Molinari, eclettico pittore del paese. Li dipinse alla riapertura, dopo la guerra. La visita non è difficile, i locali sono grandi, vuoti e per lo più illuminati. La vicinanza con il paese ma soprattutto con Modena ha fatto sì che perdesse la nomina di luogo abbandonato per acquistare quella classica di “degrado” e le prime pagine della Gazzetta di Modena, giusto per le polemichette di paese.

Se siete appassionati di fotografia la colonia è assolutamente da visitare. Portatevi ovviamente un cavalletto e un grandangolo. Non è raro incontrare qualche altro appassionato o qualche modella Steam-punk o suicide con fotografo al seguito.

Tappa finale al castello di Monfestino. Ha dominato la zona della Balugola per 400 anni, sino all’arrivo di Napoleone. Dopo il passaggio al comune di Monfestino è ora di proprietà privata ma un giro attorno al parco e attorno alle mura vale la pena farlo, specie in estate durante la sagra del paese, dove viene aperto e diventa il protagonista principale. Il paese ha ancora qualche vecchia casa dei signori della zona, alcune ristrutturate e visitabili, altre diventate ormai dei B&B. Monfestino, come altri paesi della zona, si riempie d’estate, quando i “pianzan” scappano dalla landa torrida della bassa alla ricerca di un po’ di frescura. Non lontano da Monfestino poi ci sono le cascate del Bucamante, avvolte come in tanti altri casi, da un’antica leggenda.

Il consiglio è quindi di “sprecare” un sabato di Ottobre, di non chiudersi in un centro commerciale, di munirsi di un paio di scarpe comode e perdersi tra le curve di queste colline.

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