Se c'è una cosa in cui gli Italiani sono bravi è rovinarsi con le proprie mani. A fronte di un patrimonio culturale enorme e potendo annoverare numerosi geni in diversi ambiti l'Italiano, e in questo caso il mondo della cultura, trattano i propri tesori con estrema approssimazione, poca cura e tanta supponenza.

Ieri sono riuscito ad andare a Milano a vedere la Collezione Netter. L'occasione era unica ed era tanto che rimandavo, ma aspettavo il momento per andarci con la giusta compagnia/compagna di viaggi.

La Collezione, seppur meno conosciuta di altre al pubblico, non è affatto da sottovalutare. Una serie discretamente numerosa di opere degli artisti parigini di inizio '900. Modigliani, Soutine, Derain, Kisling, Utrillo, Valadon e tanti altri.

Il nome della collezione prende il nome da Jonas Netter, collezionista amico del mercante Zborowsky, "manager" di tanti pittori che affrontavano alla fine della Belle Epoque sulle due belle colline di Parigi: Montmartre e Montparnasse.

Chi mi conosce sa che fra le mie fissazioni c'è quella per la Parigi e per i suoi abitanti di quel periodo, per cui la mostra era un qualcosa di tanto atteso.

Le opere non mi hanno deluso. Mi sono immerso in ogni tela, cartone e cornice, disperandomi sempre di non poterne prendere una e osservarla da vicino, seduto magari su una delle poltroncine della mostra. Sono andato soprattutto per il ritratto di Jeanne Hébuterne, amore eterno di Modì, e per immergermi nell'angoscia di Soutine.

Ma la Mostra…

Sinceramente non conosco il curatore, Marc Rastellini. Sicuramente un esperto nel suo campo, e in confronto a me, povero pagano dell'arte, una cima inarrivabile.

Devo ancora capire alcune cose però.

La prima è come mai la presenza all'interno di una mostra di Inizio Novecento di enormi e chiassosi condizionatori. Non si trattava di un lieve sibilo, ma di un rumore più simile al trapano. Mai vista una cosa del genere in una mostra…se c'è una cosa bella è godersi le opere con una certa tranquillità.

Le luci. Sarò un pagano, ma una delle prima cose nelle mostre è piazzare bene le luci e fare in modo che sui quadri, quelli ad olio specialmente, non vi siano riflessi. Sta cippa, sui quadri di Vlaminck e di Soutine era quasi difficile appoggiarci gli occhi e andavano guardati di traverso per assaporarne la conturbante violenza dei colori. Anche un bambino sa che un quadro deve essere appeso lievemente in pendenza verso il basso e che le luce devono essere basse, vicine al quadro o quanto meno poste in maniera tale da non illuminare frontalmente la tela. Erroraccio banale.

Non ho ben capito il percorso logico della mostra che avrebbe avuto avere come soggetto principale Modigliani e accompagnare il visitatore nella scoperta degli altri artisti. Tutto veniva sbattuto in faccia con poco senso, e soprattutto per alcuni artisti, e Modigliani è stato uno di questi le opere venivano un po' "delocalizzate" di sala in sala, senza un legame preciso. Io e la mia compagna di visite siamo abbastanza esperti di quel periodo, lei specialmente, ma ci siamo posti la seguente domanda: "Se viene uno, che della Parigi di quegli anni sa poco, che dei pittori di Parigi sa poco…cosa capisce?"

Infine, punto forse collegato al precedente. Artisti maledetti. Questa era la cosa che mi convinceva meno. In cosa "maledetti"?

Ogni pannello della mostra sembrava sottolineare questa maledizione comune, senza ben spiegare a cosa si facesse riferimento. Tralasciando qualche data scazzata e le biografie spesso un po' improvvisate (Valadon, Utrillo e Soutine fra tutti) quale sarebbe questa maledizione secondo il curatore.

Signor Rastellini, i pittori delle due Buttes se la spassavano alla grande, eccome se se la spassavano! Feste inenarrabili al Bateau Lavoir, locali distrutti dalle loro intemperie, sfide, duelli e scazzottamenti, bottiglie e balli, corna e figliastri, 3 o 4 pittori alla volta come amani, l'arte in ogni strada, in ogni tavolino di bar, in ogni stamperia di libelli anarchici o nostalgici della Comune, notti folli. Quale era esattamente questa maledizione secondo lei? Queste persone Vivevano, Vivevano appieno i loro giorni, il loro tempo. Erano pieni di passione per la loro arte, per la politica, per l'amore. Erano pieni di Libertà e di spirito Libertario. Erano poveri in canna, certo. Ma a parte Modigliani più o meno tutti hanno fatto una fortuna. Se la sono passata male per un periodo, ma è passata e se la sono goduta. E anche quando erano con le pezze al culo, sporchi, senza il becco di un franco, con le cimici in un orecchio, costretti a bere trementina invece che Cote du Rhone erano scanzonati, allegri e solidali fra di loro. Trasudavano Vita e tutte le emozioni e le angosce che essa si porta. 

Questa non è una maledizione, è una benedizione.

La maledizione è vedere come le persone siano ridotte oggi, a rincorrere le marche, a far le foto a questa o a quella vetrina, a mettersi in posa, a darsi un tono con un mondo che minimamente conoscono. Il vuoto di questi anni è una vera e propria maledizione.

One Reply to “Modigliani se la spassava!”

  1. Concordo con l'estensore di quanto sopra tanto è vero che in molte occasioni ho avuto modo di esternare il medesimo concetto che è poi rintracciabile in internet. In realtà si trattò di pittori BENEDETTI, nati fortunati e dotati del genio che li avrenbbe introdotti tutti nelle pagine della Storia dell'Arte e quindi destinati all'immortalità…
    Carlo PEPI

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