Da piccolo ascolti la musica dei tuoi genitori. La riscoprirai a 20 anni sotto altre vesti, ma finchè sei un nanerottolo ascolti proprio quella dei tuoi genitori. Nell'autoradio di una vecchia Prisma, nel mangianatri o in un giradischi che inizia ad avere qualche acciacco.

E non la capisci. La ascolti per osmosi.  E magari fai il bulletto in classe. 

"Io conosco i Queen!" "E chi sono?" "Ma come non li conosci?"

Alle feste delle medie la musica diventa un veicolo. Sono le prime esperienze con gli amici e i primi goffissimi tentativi con le amiche. E' il motivo per cui se partono gli 883, Robert Miles o qualche altra mongolata dei primi anni 90 parti come un imbecille a saltare e conosci tutti i pezzi. Non si esce vivi dagli anni 90.

Ma è la strada, il gruppetto fuori che ti indirizza. In campeggio impari dai più grandi. Sono dei miti per te, li vedi prendere in mano una chitarra, accennare 4 accordi e hanno il mondo sotto i loro piedi. Jeans sdruciti, Converse o anfibio d'ordinanza,maglietta, camicia a quadrettoni in vita. Molli i Queen, troppo classici, troppo commerciali.

Impari nomi come Alice in Chains, Soundgarden, Nirvana. Arriveranno dopo anche i Pearl Jam. Erano i primi anni dell'ebbrezza di una birra di nascosto. Di un Braulio che ti ha sverginato lo stomaco, di serate in garage di amici a pogare da soli. Erano i nuovi poeti maledetti. Alternativi. Indipendenti. Decenni prima di un etichetta che avrebbe catalogo il main come indipendente.

E come ogni maledizione avevano i loro demoni.

Prima Kurt decide di spararsi una fucilata, poi Layne e via dicendo.

Non si esce vivi dagli anni 90.

E nella tua stupidità di 16enne diventano ancora di più degli idoli e le loro canzoni inni alla vita "ribelle", a un disagio diffuso, al nichilismo. Talmente tanto che quei jeans sdruciti, quelle converse, quelle magliette slavate diventano un po' il tuo stile e non te ne separerai mai. 

Poi ci si separa,cresci e approfondisci la musica. C'è chi si appassiona al prog, chi entra nelle discoteche e molla gli ampli per i cocktail colorati, chi diventa ancora più nichilista e si dà al punk schietto. Dal punk a qualcosa di più allegro come lo ska, perchè alla fine bisogna anche divertirsi, saltare e sudare a un concerto. E da lì al concepire la musica come un veicolo di messaggi positivi. E quindi si abbracciano i fricchettoni, la musica folk e popolare, i cantautori italiani, gli stornelli anarchici, l'indie e il finto indie. Arrivi alla fine ad apprezzare tutta la musica, ad amarla, a ricercarla e a capire che ogni serata ha un senso se sei sotto a un palco a ballare o cantare. A volerla condividere a tutti i costi perchè è una delle cose più importanti della tua vita. E ti circondi alla fine di gente meravigliosa che ha il tuo stesso "pallino".

Ma tutto è partito da quei contro-colpi di batteria di Dave Grohl in "Smells like teen spirit", l'ulro di Staley in "Man in the box"  o l'arpeggio iniziale di Black Hole Sun.

Ma non si esce vivi dagli anni 90.

Grazie Chris.

 

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