Quando Marco di Clickalps mi propose la Patagonia eravamo nel bel mezzo del bush della Namibia, direi gli ultimi giorni a Sossusvlei. Feci un po’ spallucce, che cacchio c’è in Patagonia…montagne montagne montagne…fotografata una volta che altro ci si deve inventare?

“Fidati, sarà un viaggio diverso”.

Modalità Discovery. Clickalps ha intenzione di proporre un tour nel 2020 e questo viaggio nasce con il pretesto di andare a vedere un po’ di posti. Risultato: più km da fare e meno opportunità di foto. Forse è stata questa la cosa che mi ha convinto, il fatto che non sarebbe stato un viaggio troppo finalizzato alla ricerca spasmodica dello spot ideale. E così è stato.

Parque Nacional Torres del Paine

Lasciata Puerto Natales ai suoi fiordi si inizia la salita verso Nord. Si sta nella Patagonia Chilena che improvvisamente tira fuori degli angoli che neanche la Baviera in autunno riesce. Puntiamo verso Torres del Paine, non il paese, il parco. Gli ampi spazi iniziano a lasciare il posto a una strada che sale dolce verso il Lago del Toro. Dolce malgrado le voragini che accompagneranno noi e le sospensioni dei due furgoni durante tutto il viaggio. Il Lago chiude la vallata del Parque Nacional Torres del Paine. E’ enorme, un lago fossile dell’ultima era glaciale. Assieme al Lago Grey una riserva idrica fondamentale per la Patagonia Chilena. Mi vengono in mente immagini di terre aride e inquinamento. L’emergenza che ci troveremo ad affrontare fra qualche decina di anni, inevitabile, mi sembra stranamente lontana. Questo tratto di Patagonia è umido, la terra è pregna di acqua purissima, in lontananza non si vedono che ghiacciai, ogni 5 minuti fa uno scroscio d’acqua. Com’è possibile riuscire a perdere e sprecare tutto questo? Bisognerebbe essere degli stronzi. E infatti..

Windy sunset on Lake Pehoè

Svalichiamo il Cerro Tenerife e iniziamo la discesa verso la piana del Rio Serrano. La nostra casa per 4 notti sarà il Rio Serrano Hotel. Ok, chiamarla casa è riduttivo. C’è una grossa differenza fra il turismo patagonico del Cile e quello dell’ Argentina. Il Cile ha capito che può attirare il turismo borghese e lussuoso. Ogni cosa in Cile costa un sacco, dalla benzina al cibo. I prezzi sono gli stessi dell’Islanda. L’avventura qui è un listino prezzi. Nella filosofia di Clickalps ci sta. Pur con i dovuti limiti, un viaggio fotografico deve permettere a chi fa della fotografia una ragione di vita di dedicare il 100% del tempo alla sua passione e di riposare comodamente. Chi fa un viaggio fotografico esce prima dell’alba, sta fuori tutto il giorno e torna a notte inoltrata. Le tende, i campeggi, gli ostelli brulicanti di ragazzi pronti a bere litri di birra sono, per dirla tutta, un ostacolo a questo tipologia di viaggio. E’ il mio compromesso. La fotografia è un hobby al momento, non ho la smania di stare fuori 14 ore a fotografare e gli ostelli sono il mio nido ideale, ma qui devo adattarmi. E mi adatto bene. Il Rio Serrano Hotel è un gioiello di Torres del Paine, un servizio impeccabile e dedicato totalmente al godersi la Patagonia. Trekking, escursioni, Ultratrail, rafting, pesca. E’ punto di partenza per qualsiasi attività si voglia fare a Torres del Paine. E i grandi nomi della fotografia di paesaggio lo sanno bene. Incontreremo diversi personaggi durante il viaggio.

Tant’è che il primo personaggio lo incontriamo all’arrivo, nel primo pomeriggio. E’ Lena Bam, fotografa russa ma innamorata del Cile tanto da trasferirsi in queste zone e a Santiago. La incontriamo mentre si esercita da amazzone su un cavallo bianco. Dimenticavo, Lena è meravigliosa. Doverosamente, come ad ogni viaggio, mi “innamoro”. Record stavolta, due giorni appena. Ma siamo qui per pensare ad altro, ci sarà tempo di rincontrarla. Il tempo di appoggiarsi in camera e bere una birretta durante il primo briefing e si esce. Primo sopralluogo.

Torre Central

Il Parque Nacional non si gira in 5 giorni, impensabile. Ha almeno 5 trekking da fare, tra i più belli al mondo. Abbiamo in mente alcuni spot da ricercare. I fotografi tra di loro si scopiazzano un po’. Se uno si spinge al limite davanti a un’alba al Cerro Grande, ce ne sarà sempre un altro che dovrà ritrovare quel posto esatto e spingersi ancora più oltre. Il piano è tramonti e albe a oltranza, prendendo spunto da Kordan, Pozzi e Rive.

Le ultime parole famose. Fosse facile in questo posto.

Il dio della fotografia non ci prende in simpatia. Per i prossimi 4 giorni sarà una lotta continua con un vento che tocca punte di 130 km/h. Mi vanto di essere abituato al vento, al Maestrale che soffia incessantemente in Sardegna e del quale sono andato a ricercare le origini sino a Breizh. Ma qui siamo su un altro livello. Un vento di questa portata rende difficile qualsiasi composizione, impieghiamo il primo giorno non per studiare il posto, ma per studiare come posizionare un cavalletto in questa situazione. Bassi sugli arbusti, softshell chiuse ermeticamente, di taglio o controvento per non dare opportunità al vento di sbatterti per terr, di filtri non si parla. Perché è questo quello che accade. Basta un piede su un sasso malfermo e si viene scaraventati per terra. Saluto i miei occhiali, decollati a razzo verso l’alto e spariti letteralmente in una nuvola. Volano i sassi. Tra il lago Sarmiento e il lago Pehoè siamo costretti a una fermata, si squarcia letteralmente la ruota del furgone e una raffica di ciottoli colpisce il cofano. Iniziamo a pensare ai tizi dell’agenzia. Contando che ci han rifilato due lavandini con le ruote, il pensiero ci abbandona immediatamente. E’ una sfida, letteralmente una sfida.

Qualcuno si innervosisce, non è facile effettivamente. Io no.

E’ quello che volevo.

Volevo un posto del genere. Qualsiasi rimasuglio di dubbio su un viaggio in Patagonia scompare. Va bene il romanticismo nello spazio enorme, della terra remota, del sud del mondo. Nel mio immaginario la Patagonia aveva un’unica parola per descriverla, estrema. Ora tutto ha davvero più senso. Un senso di sfida e a tratti di riverente rispetto. L’acqua strappata dai laghi che sfida le leggi della gravità, quelle montagne aguzze e violente, come nelle vecchie favole gotiche, la sfiga che in realtà è un semplice mettere alla prova la propria preparazione o il proprio spirito di adattamento. Perdo un po’ di vista anche la semplice sicurezza, non ci si dovrebbe mai spingere più del limite dettato dal buon senso. Qui il senso e il significato estremo di queste vallate aguzze ti spinge invece a farlo. E valeva la pena farlo.

Stunning light

E così tra le alzatacce, decine di foto rovinate dall’acqua, riusciamo a trovare la luce giusta. Il premio alla fine di un percorso così difficile è gustato meglio. La luce che penetra tra le nuvole nere è la più luminosa. Illumina e squarcia letteralmente quelle vallate che da scure diventano improvvisamente ampie e verdissime. L’acqua si tinge di giallo, verde e blu. Le foto come promesso non saranno tante, ma i sorrisi che abbiamo stampati in faccia mentre rientriamo vogliono dire tutto. Ognuno sa che non ha mai fatto foto del genere. I 4 giorni passano veloci, alla fine ce li godiamo appieno. Ci acclimatiamo alla pioggia perché sappiamo che dopo si presenterà un arcobaleno da fotografare. Resistiamo al vento, basta una curva in più e sarà più debole. D’altronde, se ce la fanno i guanachi che non hanno mai smesso di guardarci e sorvegliarci, perchè non dovremmo farcela noi.

In 4 tentiamo anche l’impossibile. Per quanto mi riguarda l’improbabile.

Shark Fin

Il simbolo del parco solo 3 Torres, 3 guglie di granito che ricordano vagamente le dolomiti. Per arrivare 5h di cammino tra sali e scendi. Al ritorno stessa cosa, siamo sfiniti ma partiamo. Non si può andare via senza aver visto il simbolo del parco. Gli altri 3 salgono come stambecchi, io arranco, è storia ormai. Mai abbandonato, perchè in montagna non si lascia mai soli nessuno. Un pezzo di cioccolata e un morso di carne secca. Riesco a raggiungerli in cima e, per la gioia, mi faccio fotografare ai piedi delle 3 cime. E solo chi mi conosce un po’ sa quanto questa è cosa rara.

Credo che in questo viaggio ognuno si sia ritrovato. Il vento ha colto tutti alla sprovvista, chi era venuto per fare Quella foto che tanto agognava si è trovato completamente destabilizzato e demoralizzato. Ma è bastata un po’ di familiarità per capire che forse bisognava fare delle foto diverse, che forse la Patagonia la devi lasciare entrare piano e che sicuramente, non sai come ti lascia dopo. Prima di andarcene ci fermiamo al Mirador Serrano. Non so se rivedrò questa valle, siamo appena entrati davvero nel Viaggio e casa, ora come ora, non è mai stata così adeguatamente lontana.

Torres

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